FACEBOOK RETE ANTISOCIALE: UTENTI NON FELICI MA TRISTI | Cervelliamo
Facebook è divenuto il primo social network al mondo. Viene utilizzato da circa 500 milioni di iscritti, poco meno dell’intera popolazione europea e più di quella degli Stati Uniti. E’ una sorta di mondo parallello dove ogni giorno si intrecciano milioni di messaggi, milioni di nuovi gruppi nascono e altrettanti ne muoiono.Non ce ne vogliano i tanti seguaci di Facebook, che a poco meno di sette anni dal lancio è di fatto divenuto un vero e proprio fenomeno sociale, anche se,a giudicare le analisi che gli studiosi fanno su tale strumento, al di là dell’impatto che esso sta rivestendo sempre di più soprattutto fra i giovani, non mancano le critiche ad un sistema che, fra i tanti benefici, crea sicuramente qualche problema.Stando agli esperti, il crescente scambio di messaggi, foto e contatti possono essere anche la cartina di tornasole di un disagio sempre più diffuso. «L'enorme sviluppo di Facebook è anche spia di un grosso problema di solitudine: abbiamo costruito la nostra vita su un'immagine capace, vincente, super organizzata. Ma a 30-40 anni, che gli obiettivi che c'eravamo posti siano stati raggiunti o meno, si fa strada un senso di vuoto, perchè più che l'essere abbiamo curato l'apparire.Esiste una innumerevole quantità di mezzi per sentirsi inutili e tristi, come quella di sentirsi solo nella propria disgrazia.Collegarsi su Facebook aggrava questa solitudine. Parecchi diventano malinconici dopo essersi connessi sul sito e aver gettato un colpo d'occhio sulle belle foto, le biografie perfette e le notizie fighe postate dai loro contatti. Parecchi sono convinti che tutti gli altri abbiano una vita perfette, eccetto loro.Questa tendenza umana a sovrastimare la felicità degli altri non ha tuttavia niente di nuovo. Citando Montesquieu, se noi volessimo essere solamente felici, cio' sarebbe abbastanza facile. Ma noi vogliamo essere piu' felici degli altri, e questo é praticamente impossibile, perché crediamo gli altri essere piu' felici rispetto a quello che in realtà sono. E Facebook rafforza questa tendenza.Presentando in vetrina una versione spirituale, felice e ben organizzata della vita delle persone, noi abbiamo l'impressione di essere dei perdenti.Facebook sembra scoprire il tallone d'Achille della natura umanaSi sa che l'uomo tende a sottostimare gli avvenimenti negativi dei propri conoscenti, mentre sovrastima gli eventi piacevoli dei medesimi.E piu' sottostimiamo le disgrazie degli altri, piu' abbiamo tendenza a sentirci soli e a ruminare sui nostri problemi.E Facebook si caratterizza, prima di tutto, per il dispiegamento pubblico di liste di amici, di foto, di elementi biografici, di progetti realizzati, osservazioni sapienti, includendo anche i libri che ci piacciono. Pubblichiamo addirittura la foto della torta che abbiamo appena uscito dal fornoGiochiamo con il nostro gatto. Sorrido nelle foto, e se ho l'aria preoccupata, ho l'aria artisticamente preoccupata. La sobrietà non esiste e, tranne rare eccezioni, le cose tristi non hanno motivo di essere esposte. La stessa conformazione del sito, ossia la presenza di un bottone « mi piace » e l'assenza di un bottone « non mi piace », rinforza questa manipolazione positiva.Tutti i genitori che pubblicano foto e video dei loro bambini su Facebook, non sanno proprio che tutto é sconnesso dal reale, e che il fatto de avere la cronologia della « genitorialità » trasforma il tutto in una sorte di parole dolcemente deformate, in adorabili cappellini, in passi di danza e in baci soffiati sulla mano. I neonati che piangono e i loro capricci sono raramente menzionati.In questa maniera la felicità é impersonale, contrariamente al dolore. Ma cosi' facendo, contribuiamo a lasciar pensare che i neonati sono solo « momenti felici » e non, anche, dei sacrificiFacebook é come un pezzo di teatro. Li si puo' fabbricare un personaggio.Sono molti gli adolescenti che si stancano per dover ritoccare senza sosta il loro profilo per apparire al massimo della figaggine.Si puo' chiamare « angoscia da impressione », visto che l'elemento di performance constante veicolata dal sito provoca dei fenomeni di auto alienazione. Nello specifico, la tecnologia, malgrado e sue promesse di connettività sociale, ci isola di piu', facendo da schermo ad una reale intimità.Se già si ha la tendenza a comparare le proprie decisioni con quelle degli altri e si pensa che le vostre lascino a desiderare, immaginare che gli altri sono piu' felici delle loro scelte al contrario di quello che sia realmente, rischia d'aumentare il vostro senso di inettitudine.Suggeriamo che sarebbe bene considerare il profilo Facebook come qualche cosa che assomiglia alle foto ritoccate dei magazine femminili. Non, non avrete mai quelle gambe, perché nessuno ha delle gambe simili. Non sarete mai cosi' contenti come i vostri amici su Facebook, perché nessuno é contento a questo punto. Ricordatevi di Montesquieu, e se vi sentite particolamente tristi, utilizzate Facebook per quello che offre di meglio: trovare le ex con 20 kili in piu'.Certo non mancano anche gli elogi a questo mondo virtuale che si agita frenetico sulla ” scrivania ” della nostra stanza; il social network può costituire un prezioso specchio virtuale, un’opportunità per osservarci e conoscere le nostre piccole paure, le fragilità, le insicurezze. Non serve coprirci con atteggiamenti finti o foto ritoccate . Il consenso che otteniamo così è per la nostra controfigura, non per noi. Questo, anzi, alla lunga ci convincerà che così come siamo non andiamo assolutamente bene. Invece questi spazi virtuali possono essere usati per migliorare la consapevolezza di noi stessi. Ne deriva che la domanda sorgerebbe spontanea; ma Facebook fa bene o male? Usare Facebook con consapevolezza, e non per sfuggire ai disagi del nostro quotidiano e per riempire delle solitudini, ci può dare molto di più. Si potrebbe iniziare seguendo alcuni semplici consigli:Osserviamoci per conoscere le nostre piccole paure, fragilità, insicurezze.Ascoltiamo gli altri: ci possono dare informazioni preziose di tutti i generi.Tutto ciò che abbiamo imparato online portiamolo fuori nella nostra vita reale, arricchendola, migliorandola e non fuggendone.
Tratto da Cervelliamo,
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