La Sicilitudine e i mali e i malaffari della regione siciliana | Cervelliamo
In quasi tutti i giornali della nostra isola emerge un dato di fatto, ossia quello di avere creata, allevata e fatta prosperare una seria e massiccia propaganda a quella corrente di pensiero, sempre appoggiata fin dall'unificazione della penisola, chiamata “sicilitudine”.In ogni dove, tra le pagine di qualsivoglia giornale regionale e periodico locale, si legge un continuo lamentarsi di questa Sicilia che non va, con i suoi problemi e con le sue rogne, guardando magari con invidia la terra di Padania, e ad ogni modo prendendola sempre come unità di paragone.Tuttavia, questo continuo piangersi addosso non porta a nulla, e poi questo continuo confronto con le regioni dell'alta Italia non é assolutamente da prendere come vangelo rivelato.Cioé, non bisogna confrontare la realtà sicula con quella nordica prendendo dei dati assoluti, semplicemente perchè non si può confrontare l’industria del nord con quella della Sicilia. Sarebbe come paragonare un'automobile con una nave, ossia mettere sullo stesso piano due cose create per scopi diversi.La Sicilia aveva un germe industriale nel periodo borbonico, ma è stato estirpato dall’occupazione piemontese, conosciutà ai piu come "unificazione d'Italia".Tutto il nord aveva avuto interesse a scassare l'economia del sud, al fine di avvantaggiare le loro industrie.Un male che ha praticamente relegato ad un ruolo esclusivamente marginale il peso produttivo delle fabbriche nel mezzogiorno. Un mezzogiorno che ha interpretato fin da subito il risorgimento come una pretesto per essere depredati di quanto di buono era presente sul territorio.Bandiera SicilianaE, piu' che altro, non bisogna mai dimenticare come si é evoluta in Sicilia una delle poche realtà produttive nate nel dopoguerra, ossia l'estrazione petrolifera a Gela.Gela, che da un paesello agricolo è diventata la quinta città della Sicilia, ha avuto si il beneficio di avere posti di lavoro ma ha perso moltissimo in legalità. La mafia a Gela ha dilagato, e continua a dilagare. Le fabbriche hanno portato all'illegalità.E, queste stesse fabbriche, hanno portato a stravolgere la realtà urbanistica della città, poiché migliaia di siciliani si sono riversati sul territorio, in cerca di un avvenire. Il piano regolatore é stato approvato solo da un paio di mesi, schiacciando quindi l'occhiolino all'abusivismo edilizio, che di fatto ha regnato sovranno per 50 e passa anni.Senza dimenticare i notevoli e seri problemi di salute dei gelesi, dovuti all'inquinamento.Al contrario, sfruttare quanto di buono questa isola offre, ossia agricoltura e turismo, dovrebbe essere il primo obiettivo che una amministrazione dovrebbe prefiggersi. Prodotti agricoli senza eguali, spiagge bellissime, natura incontaminata, buona cucina, sarebbero un mix perfetto per rilanciare l'economia di questa terra.Basterebbe volerlo.Ricostruzione virtuale del Ponte sullo StrettoPoi bisogna essere abbastanza restii ad accettare i mostruosi tassi di disoccupazione che regolarmente Istat, Eurostat ed Eurispes sciorinano. È pur vero che la percentuale di senza lavoro è elevata, ma bisogna pure ammettere che almeno metà di questi trovano impiego nel sommerso.Quindi, un primo obiettivo da raggiungere, è quello dell’emersione del lavoro nero.Se poi mi si critica asserendo che la qualità del lavoro che si riesce a trovare non è delle migliori, io ribatto dicendo che non è poi così “migliore assai” lavorare in una fabbrica di marmitte a Reggio Emilia o in un indotto della Fiat in Piemonte.Milioni di padani perdono ore per andare al lavoro e ritornare a casa, lavorando in fabbriche di scarpe, di pezzi di ricambio, lavorazione di prodotti alimentari e altre cose che sicuramente non sono cosi' appetibili.Un ragazzo siciliano che va a lavorare in campagna, dovrebbe dunque vergognarsi?L'emersione del lavoro nero, la sua regolarizzazione, dovrebbe essere quindi il secondo ostacolo da abbattere. Valorizzare il lavoro che già c'é in pratica.Palazzo dei NormanniOvvio che bisogna garantire tutte quelle cose che purtroppo oggi mancano, su tutte la sicurezza del lavoro.Altro paio di maniche è la questione politica, dove c’è un abuso di potere da parte di chi è al governo.I primi a “mangiare” sono gli stessi parlamentari di Palazzo dei Normanni.È lo stesso settimanale “l’Espresso”, in una inchiesta di fine 2006, che rende comune il fatto che i nostri 90 parlamentari sono tutti impiegati in commissioni, con il relativo bonus di indennità. Ed è lo stesso settimanale che pone il dubbio sull’effettiva necessità di questa scelta.Bisognerebbe rendere meno oneroso il mantenimento dei nostri onorevoli (onorevoli perchè i parlamentari siciliani godono di questa “onoreficenza”), ma purtroppo non sembra brillare nulla di nuovo sotto il sole. Basterebbe poco. Basterebbe pensare a "mangiare" un poco di meno e "fare mangiare" un poco di piu'.Ma, un problema ben più grave è la mentalità della popolazione, e dei giovani in particolare; è da ribadire in proposito come in Sicilia ci sia un’ipertrofia di iscritti all’università, semplicemente perchè non si ha nulla di meglio da fare.Peschereccio SicilianoI paesini si svuotano, mentre la triade Palermo-Catania-Messina, alla quale si aggiunge da un paio d'anni a questa parte Enna, pullulano di giovani di belle speranze, tutti mantenuti dai genitori e buona parte di essi poco propensi a rimboccarsi le maniche. Giovani che bivaccano fino a 27 anni, ma anche 30, negli appartamenti universitari, con i soldi di mamy e papy. Incapaci di crearsi una vita propria, timorosi di essere indipendenti senza la coperta di linus accanto, passano un'eterna adolescenza perdendo spesso del tempo, e degli anni, in corsi di laurea inutili dal punto di vista lavorativo.Ed è singolare, invece, il fatto che nei pescherecci di Marsala e Mazara del Vallo ci siano solamente extracomunitari (per la serie “santa lagnusia non mi abbandonare”).O che, nelle campagne, ci siano piu' rumeni che siciliani. E' bizzarro notare che gli stessi paesini svuotati dai giovani, vengano riempiti dai rumeni.E qui la colpa ce l’avete voi genitori (in senso generale, per carità), che vi siete allattati con i capezzoli della Dc, la quale ha reso in passato l’amministrazione pubblica un vero e proprio stipendificio.Così i giovani sono cresciuti con la chimera del posto fisso (che, sia ben chiaro, non include affatto il concetto di lavoro), cosa che adesso non è più realizzabile.Si sono cullati con questo sogno, ma da un ventennio a questa parte è meglio rimboccarsi le maniche.Incominciando magari ad essere tutti d’accordo su certe tematiche, e non mettendoci noi stessi la zappa sopra i piedi: è da 40 anni che si sente parlare del ponte sullo stretto, ma ancora niente di concreto (ma perchè non si fa?).Tempio di AgrigentoPoi c’è il grande enigma della defiscalizzazione del petrolio, che ancora non si sa perchè non venga attuata.Il discorso è da focalizzarsi inoltre sul modo di essere di noi isolani: se si fa una cosa lo si fa perchè si è voluto fare un favore, e non perchè era un nostro dovere.In conclusione, abbandonare il mito delle fabbriche, concentrandosi sull'agricoltura e sul turismo, fare emergere il lavoro nero e passare meno tempo parcheggiati all'università, sembrano essere tre solidi pilastri per cambiare le cose.Tre pilastri che, pero', dovrebbero essere costruiti da una classe politica che abbia a cuore i problemi di tutti i siciliani, non solamente dei propri interessi.Alla fin fine un po’ più di sicilianità e un po’ meno di sicilitudine non può fare che il bene della nostra terra.
Tratto da Cervelliamo,
Il blog partecipativo che ti fa guadagnare scrivendo!
Partecipa, è Gratis!
http://cervelliamo.blogspot.com/2013/02/la-sicilitudine-e-i-mali-e-i-malaffari.html
Commenta il post